Il Tradimento di Romilda - La caduta di Cividale

 

Romilda, moglie e vedova di Gisulfo, il valoroso re dei Longobardi caduto in battaglia contro gli Avari, si trovava ora a Cividale con i suoi figli e gli altri superstiti di Zuglio. Dopo la tragica morte del marito, Romilda aveva cercato un luogo sicuro dove rifugiarsi, e la città di Cividale sembrava offrire protezione dalle forze nemiche che continuavano a minacciare i territori longobardi.

Tuttavia, il destino aveva in serbo per Romilda una prova ancora più difficile da affrontare. Gli Avari, bramosi di potere e di conquista, non erano soddisfatti della vittoria ottenuta nella battaglia contro i Longobardi e desideravano annettere Cividale al loro regno. Pertanto, posero implacabilmente l'assedio alla città. I loro accampamenti si estendevano come un velo oscuro all'ombra delle maestose mura cittadine, mentre l'esercito nemico sembrava invincibile.

Immagine: Cividale tramonto sul fiume.
 

Un giorno, mentre Romilda osservava con cuore affranto la scena dal punto più alto delle mura, vide un uomo che si muoveva con disinvoltura tra le file degli Avari. Era Cacano, il temibile re degli Avari, un uomo di carattere feroce che compiva una perlustrazione per assicurarsi che tutto procedesse secondo i suoi spietati piani di conquista. I loro sguardi si incrociarono, e in quel momento qualcosa di inspiegabile accadde.

Romilda, il cui cuore era ancora avvolto nel lutto per la perdita del suo amato Gisulfo, fu colpita dal fascino magnetico di Cacano. Era come se un'energia misteriosa si fosse impadronita del suo animo, scuotendo le fondamenta del suo essere. In preda a un'emozione travolgente, Romilda decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per conquistare l'amore di Cacano, anche a costo di tradire la stessa città che le stava offrendo protezione.

Non appena Cacano si allontanò, Romilda si mise subito all'opera. Nascosta dall'oscurità della notte, si avventurò coraggiosamente verso il campo degli Avari, raggiungendo segretamente la maestosa tenda del loro spietato sovrano. Con voce tremante, Romilda fece sapere a Cacano dei suoi sentimenti, promettendo che, in cambio del suo amore e della sua mano in sposa, avrebbe aperto le possenti porte di Cividale. In quel momento, il destino di Romilda e della sua città fu sigillato in un patto fatale.

Cacano, astuto e privo di scrupoli, accettò il patto con cinismo. Nonostante il disprezzo che provava per Romilda, vedeva in questa opportunità un modo per ottenere il controllo assoluto su Cividale. Ma le sue intenzioni oscure erano ben lontane dal significato di amore o di matrimonio.

Quando giunse il fatidico giorno, le porte di Cividale si aprirono lentamente di fronte all'esercito degli Avari. Un'atmosfera di tradimento si propagò per le strade, mentre gli abitanti di Cividale assistevano impotenti alla loro città cadere nelle mani dell'invasore. Cacano, rivelando il suo vero intento, diede inizio a un inferno di saccheggi e distruzione.

Cividale fu invasa come un'onda impetuosa. Le strade risuonarono di grida, le case furono ridotte in cenere, e il sangue dei cittadini innocenti fu sparso senza pietà. Romilda, tradita da colui che aveva sperato di amare, fu catturata e portata di fronte a Cacano, il re senza cuore.

Con lo sguardo gelido e spietato, Cacano condannò Romilda a morte per il suo tradimento. La sua sentenza fu eseguita senza pietà, ponendo fine alla sua tormentata esistenza. Romilda accettò il suo destino con dignità, sebbene un senso di profondo rimorso la avvolgesse mentre contemplava l'orrore che aveva scatenato con le sue azioni. Cividale, una città una volta fiorente, era ora ridotta a un cumulo di rovine e disperazione, una testimonianza del terribile prezzo pagato per l'inganno e l'opportunismo di Romilda.

L'amore tradito e il sacrificio infelice di Romilda rimasero come cicatrici indelebili nella storia di Cividale, un monito crudele che ricordava alle generazioni future la fragilità dell'amore e il potere distruttivo delle scelte egoistiche.

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