L'ultima partita di briscola e la leggenda dell'Orcolat

 

Nel piccolo bar di un paese friulano, l’aria è densa di fumo e profuma di vino rosso versato con generosità. Un gruppo di anziani gioca a briscola come ogni pomeriggio, le carte sbattono sul tavolo consumato dal tempo, mentre le voci si mescolano al tintinnio dei bicchieri. Tra loro c’è Mario, un uomo sulla settantina, con baffi bianchi e mani nodose che sembrano aver afferrato la vita con forza. Oggi la fortuna gli sorride più del solito: vince una mano dopo l’altra, lasciando i compagni di gioco a scuotere la testa con un misto di incredulità e irritazione.

 

"Mario, ma che hai oggi?" sbotta Toni, visibilmente infastidito. "Mi sa che hai fatto un patto col diavolo!"

Gigi, il più vecchio del gruppo, sorride sotto i baffi, appoggiando le carte sul tavolo con un gesto lento e studiato. "Altro che diavolo... a me ricorda qualcun altro. Avete mai sentito la storia di Tite e dell’Orcolat?"

I presenti si avvicinano, incuriositi. Fuori, il vento soffia tra i vicoli, facendo tremare le vecchie persiane di legno. Dentro, il calore del bar e della compagnia rende tutto più accogliente. Gigi si schiarisce la voce e inizia a raccontare.

Tanto tempo fa, nei boschi selvaggi della Carnia, viveva un gigante enorme, coperto di un folto pelo scuro, che tutti chiamavano Orcolat. La sua figura si stagliava tra gli alberi come un’ombra spaventosa, e la sua voce era un tuono che faceva tremare i monti. Non era un mostro sanguinario, ma la sua sola presenza metteva paura agli abitanti dei villaggi vicini. Isolato e rancoroso, si divertiva a seminare scompiglio: si lavava nei fiumi facendo straripare l’acqua, starnutiva con tale forza da scoperchiare i tetti delle case, e rubava scorte di cibo e vino per riempire la sua gigantesca pancia.

Gli abitanti, stufi delle sue prepotenze, decisero di affidarsi a Tite, il matto del paese ma anche il miglior giocatore di briscola di tutti i tempi, noto per il suo ingegno e la sua astuzia. Fu lui a ideare un piano: si sarebbe presentato alla caverna dell’Orcolat con dieci botti di vino e un mazzo di carte, pronto a sfidare il gigante in una partita che avrebbe deciso il destino del villaggio. Con un sorriso furbo e uno sguardo di sfida, Tite si avviò verso la tana dell’Orcolat, determinato a giocarsi tutto in quella mano.

"Facciamo un patto, Orcolat. Se vinci, potrai continuare a fare quel che vuoi e berrai tutto il vino del paese. Ma se vinco io, tu dovrai smetterla con le tue prepotenze e comportarti come un cristiano."

Il gigante, incuriosito e sicuro della sua superiorità, accettò. Non aveva mai giocato a briscola prima, ma la fortuna del principiante gli sorrise: vinse ogni partita. Tite, invece di disperarsi, rideva e brindava, come se la sconfitta fosse la cosa più divertente del mondo. Alla fine, l’Orcolat, gonfio di orgoglio e di vino, si addormentò con un sorriso ebete sulle labbra.

Gli abitanti non aspettarono un secondo: si precipitarono alla grotta e, con enormi massi, ne bloccarono l’ingresso, lasciando solo un fiasco di vino e un mazzo di carte accanto all’uscita bloccata. Quando il gigante si svegliò, si trovò imprigionato nella sua stessa casa. Urlò, si dimenò, colpì le rocce con pugni possenti, facendo tremare la terra sotto i suoi colpi furiosi.

Da allora, la leggenda dice che l’Orcolat sia ancora là dentro, sepolto vivo sotto la montagna, e che ogni tanto, quando il silenzio della terra si fa troppo opprimente, provi ancora a liberarsi. Così, quando nel 1348 un terremoto devastante colpì il Friuli, radendo al suolo castelli e villaggi, la gente sussurrava che fosse stato il gigante a tentare di abbattere la sua prigione. Poi, secoli dopo, la notte del 6 maggio del 1976, la terra tornò a tremare con violenza inaudita. Interi paesi furono distrutti, migliaia di vite spezzate. Ancora una volta, gli anziani si passarono la voce: "L’Orcolat si è svegliato."

Nel bar cala un breve silenzio. Qualcuno butta giù un sorso di vino, Toni scuote la testa, pensieroso. "Bella storia, Gigi. Ma la domanda resta: come diavolo fa Mario a vincere sempre?"

Mario si stringe nelle spalle con un sorriso sornione. "Forse ho fatto un patto con l’Orcolat... oppure con Tite!" dice, facendo scoppiare tutti in una risata.

Le carte tornano a mescolarsi, il vino continua a scorrere, e la leggenda dell’Orcolat resta viva, tramandata tra una partita e l’altra, come le vecchie storie che resistono al tempo e alle scosse della terra.

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